La didattica di laboratorio
L’acquisizione di competenze richiede che l’alunno sia posto in situazione reale o simulata, in modo che possa usare le conoscenze, le abilità e le doti personali in un contesto specifico. Questo approccio aiuta a superare le principali difficoltà incontrate dai giovani nell’affrontare un lavoro che non sono legate a scarse conoscenze disciplinari o degli strumenti di lavoro, bensì sono:
«derivanti dall’incapacità di situarsi nell’ambiente di lavoro con adeguatezza, di decifrarne le caratteristiche essenziali, di delineare strategie di fronteggiamento dei problemi, di coinvolgersi, anche affettivamente, nel contesto concreto esibendo e utilizzando le cognizioni immagazzinate nella propria memoria nel corso dei vari periodi di formazione pre-lavorativa» (Stiller, citato in: G. Alessandrini, Manuale per l’esperto dei processi formativi, Carocci, Roma, 1998, p. 163).
Ciò che appare chiaro sia in questa citazione, sia negli studi di psicologia dell’apprendimento è che il solo fare non è più sufficiente per imparare una professione. Anche il continuo intervento del docente per dettare i tempi, ricordare le dosi, alzare e abbassare la fiamma per evitare di bruciare qualcosa... non permette di sviluppare nell’alunno l’autonomia e la responsabilità, che invece sono il metro di misura dell’acquisizione delle competenze.
L’apprendimento stabile
Occorre impostare la didattica di laboratorio su un percorso circolare che preveda:
- una fase di progettazione;
- la sua realizzazione;
- la riflessione sui risultati ottenuti.
È solo grazie alla continua interazione tra teoria e prassi che si realizza un apprendimento stabile: il solo muovere le mani, può al massimo fare acquisire delle abilità tecniche, ma non delle competenze.
N.B. Approfondimenti didattici si trovano nel CD-rom destinato al docente abbinato ai libri "La scuol@ di enogastronomia.